Percorsi by Robert Moor

Percorsi by Robert Moor

autore:Robert Moor
La lingua: ita
Format: epub
editore: Corbaccio
pubblicato: 2017-08-27T16:00:00+00:00


Capitolo 5

I sentieri moderni sono qualcosa di misterioso. Di solito gli escursionisti presuppongono che siano una creazione antica come il mondo. Ma in realtà l’escursionismo venne inventato dagli abitanti delle città affamati di natura nel corso degli ultimi tre secoli, e i sentieri hanno assunto nuove forme per soddisfare quella fame. Per capire in modo corretto la natura di un sentiero, è necessario risalire alle radici di quell’esigenza, fino ai primi escursionisti e ai loro antenati, i quali diedero il via a una catena di innovazioni e calamità che avrebbe gradualmente allontanato gli uomini dal pianeta che ha dato loro la vita.

Una volta chiesi a una giovane donna Cherokee, Yolanda Saunooke, che lavora presso il Tribal Historic Preservation Office della Eastern Band of Cherokee Indians, se conosceva degli escursionisti. Ci pensò su un momento, poi rispose che lei e i suoi amici avevano trascorso gran parte della loro infanzia correndo nei boschi. «Non so se è possibile considerarlo escursionismo – giocare sulla tua terra, visto che è una regione montuosa...» disse. Quell’espressione, «sulla tua terra», mi colpì. È possibile fare escursionismo sulla propria terra? Se sì, cosa distingue un’escursione da una camminata molto lunga?

Rivolsi la domanda ad alcuni miei amici escursionisti, e tutti furono d’accordo nel dire che fare escursionismo sulla propria terra sarebbe un po’ come fare campeggio nel giardino di casa, una specie di imitazione dell’esperienza reale. Una vera escursione non è tale senza la wilderness, fuori dalla propria terra (o dalla terra di chiunque).21 Il territorio deve soddisfare altri requisiti: deve essere remoto ma al tempo stesso accessibile; non deve essere infestato da nemici o banditi, ma nemmeno dai turisti o dalla tecnologia; e, cosa più importante, deve valere la pena di essere esplorato, ossia è necessario sapere in anticipo come ricavarne un valore, che sia estetico o aerobico. Queste contraddizioni sono tipiche solo dell’era moderna, quando la sistematica avanzata dell’industrializzazione ha facilitato l’accesso alle regioni selvagge, rendendole al tempo stesso una merce preziosa ed effimera.

Non è una semplice coincidenza, quindi, che il verbo inglese to hike, che significa «camminare per diletto in aperta campagna», risalga ad appena due secoli fa, né che il gerundio hiking faccia la sua comparsa solo nel ventesimo secolo. Prima di allora, hike significava qualcosa a metà fra to sneak («strisciare») e to schlep («trascinarsi»). Questo antico significato sopravvive nell’ingiunzione take a hike! («Vattene!»). La storia di come siamo passati da un significato della parola a un altro è, in un certo senso, la storia di come l’uomo moderno, e i suoi sentieri, siano riusciti ad appropriarsi di quella strana cosa che chiamiamo wilderness.

In tutto il periodo che trascorsi nella regione dei Cherokee, incontrai un solo escursionista Cherokee: Gilliam Jackson, il già citato direttore della Kituwah Academy. Ci aveva messi in contatto Lamar Marshall, dicendo che Jackson era famoso per aver affrontato «alcune delle camminate più dure sulle Smoky Mountains di cui tu abbia mai sentito parlare». Non esagerava. Jackson mi disse di aver percorso quasi ottanta chilometri in un solo giorno, e che copriva circa milleseicento chilometri all’anno.



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